Il tempo è un concetto astratto con cui entriamo in contatto precocemente. Anche da neonati percepiamo il senso del tempo con i nostri cicli vitali, e dobbiamo allenarci a gestire le prime frustrazioni quando la mamma e il papà tentano di scandire dei momenti come quello della pappa o il sonno. Pertanto ne facciamo presto esperienza eppure, se qualcuno ce lo chiedesse, sapremmo definirlo? Ci conviviamo, ma sapremmo spiegarlo? I bambini gradualmente acquisiscono una certa consapevolezza, il tempo diventa amico ma meno nemico, quando magari vorremmo intrattenerci un po’ di più in qualcosa di piacevole.
Questa acquisizione, però, non avviene così naturalmente per tutti. E proprio questa è la difficoltà cui vanno incontro molti bambini e ragazzi, in particolare quando ci sono problemi legati all’attenzione, o alla memoria di lavoro*. Vediamone un aspetto.
Se ci ascoltassimo attentamente ci accorgeremmo che i nostri dialoghi e le nostre affermazioni o domande sono piene di termini che rimandano al tempo:
Sbrigati! Ma quanto ci metti? Vai troppo di corsa! Tra poco arrivo. Più tardi andiamo
Ma anche…
“5 minuti per fare questa sciocchezza??” Oppure “Non ti lamentare, ci vogliono solo 5 minuti!”
Di fronte a queste e a molte altre incongruenze il rischio è sentirsi disorientati, in particolare il bambino o il ragazzo rischia di cogliere solo il “tono” del nostro rimprovero, la voce e l’espressione alterata, senza capire, però, pienamente il senso di quello che vogliamo dirgli.
Il percorso migliore è stimolarli ad acquisire dei riferimenti utili, da richiamare quando avranno bisogno di orientarsi. Se la domanda è: quanto dura un minuto? Allora troviamo un’attività della sua quotidianità che possa essere da riferimento, che abbia una durata simile, per esempio appendere la giacca e togliersi le scarpe quando torna a casa, e stimoliamolo a richiamarla quando vogliamo che utilizzi quel tempo. E’ importante che quando decidete i vari esempio lui poi li riproduca subito, così che possa “sentire” su di se, il senso di quel tempo, averne una durata percettiva e soggettiva, sentire se è stato veloce o lento, piacevole o spiacevole, faticoso o meno.

Perché il tutto sia più efficace preparate un cartellone o trascrivete su un quaderno gli esempi scelti, variando sulle tante possibilità che le parole del tempo danno: un minuto, 5 minuti, mezz’ora, un’ora; definite parole come poco, tanto… mettendo vari esempi, anche estremi: se per fare lo zaino ci metto 5 minuti ci ho messo poco, se ci metto un’ora ci ho messo tanto.
Una cosa importante da ricordare è che gli esempi devono basarsi sull’esperienza del bambino, non possiamo dare i nostri riferimenti o per esempio copiare quelli di un altro bambino. Questo perché c’è un messaggio importante dietro questo gioco: ognuno di noi è diverso, ed ha i suoi tempi, i riferimenti occorrono perché il tempo sia nostro amico, così da imparare a gestirlo, ci consenta, cioè, di vivere al meglio le nostre giornate, essere piano piano più autonomi, coordinarci meglio con gli altri, lasciarci qualche “buco” davvero libero, in cui poter fare ciò che vogliamo.
Man mano che i bambini e ragazzi cresceranno, il tempo sarà una dimensione importante anche per gestire il loro studio. Ma di questo riparleremo un’altra volta.
Buon tempo.

Alessandra

*L’Attenzione è quella funzione che permette all’individuo di filtrare ed elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente esterno così da per poter fornire risposte ad esse adeguato. E’ multidimensionale, cioè ce ne sono di diversi tipi, ad esempio selettiva, sostenuta, divisa.

** Memoria Di Lavoro: a livello concettuale sono gli elementi del processo di immagazzinamento ed elaborazione delle informazioni, finalizzato al mantenimento delle stesse in uno stato attivo per il loro successivo richiamo e manipolazione (Daneman & Carpenter, 1980).